Perché ognuna di noi è passata di qui.

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“Ci sono sofferenze che gettano, irrimediabilmente, nel più profondo sconforto. E la disperazione è così totale che tu stessa ti meravigli di soffrire tanto e di poterlo sopportare. Solo con lui potresti affrontare tanta infelicità, ma è lui che se ne è andato.E’ morto colui che amavi e puoi resistere ? E’ morto colui che ti faceva sognare e sorridere e tuttavia ce la fai? Prima, quando c’era lui, la vita era un’altra cosa. Adesso senti che hai perduto chi ti faceva palpitare , senza rendertene conto, di allegria.

Non posso consolarti. Non ho alcuna ricetta che abbia pietà della tua tristezza e la mitighi. Al contrario, posso solo dirti di soffrire liberamente, di soffrire più che puoi, fino a sentire che tanta tristezza non entra più in corpo. Non risparmiare le lacrime, sguazza nel dolore con tanta intensità come prima nel piacere.

Perché c’è una regola ineluttabile che, adesso che la sentirai, ti renderà ancora più triste: col passare del tempo non soffrirai più tanto; vorrai soffrire e soffrire, per molto tempo. Anche lui, lui, finirai per dimenticarlo. Costi quel che costi e accada quel che accada: se dopo trentasei mesi continui a soffrire come adesso, non soffrirai per lui, soffrirai per il senso di colpa di non continuare a soffrire.

Nonostante fosse senza limiti l’amore che provavi, il dolore è avaro, dura meno.”

Trattato di culinaria per donne tristi, Héctor Abad Faciolince. Sellerio Editore